Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Sostegni Bis, le associazioni del comparto del turismo fanno il punto della situazione sui ristori introdotti dal Decreto, tra soglie di sbarramento e inadeguatezza delle risorse.
La specifica misura di rifinanziamento del Fondo – ora dedicato a tour operator, agenzie di viaggio, guide, accompagnatori, bus turistici e imprese turistico-ricettive – con un incremento introdotto dal Sostegni Bis di soli 150 milioni di euro per il 2021 si rivela decisamente irrisorio. Considerato che la platea dei beneficiari stimata è di circa 80.000 imprese.
Perdite di 5,5 miliardi
Le somme stanziate sono assolutamente inadeguate per ristorare migliaia di imprese, che mediamente hanno perso quasi il 90% del proprio fatturato. Va ricordato che solo il comparto del turismo organizzato nei primi 5 mesi del 2021 ha registrato una perdita di fatturato superiore a 5,5 miliardi di euro. E questo si somma ai 12,5 miliardi persi nel 2020 e va evidenziato che tale perdita non solo è dovuta ad un inevitabile calo della domanda durante la pandemia, ma a decreti e provvedimenti governativi che hanno di fatto tenuto chiusi interi settori, tra i quali il turismo. È stata scelta legittimamente la strada delle chiusure, ma se un Governo chiude un settore per decreto, lo deve indennizzare.
Ciò che la politica sembra non capire è che agenzie di viaggio e tour operator sono rimasti a fatturato zero per oltre un anno e mezzo e che la ripartenza non è dietro l’angolo, visto che la maggior parte delle mete estere sono ancora interdette. Per essere chiari, agenzie di viaggio e tour operator, anche quando hanno riaperto, non hanno generato fatturato a causa della mancanza di prodotto da vendere.
Schemi incoerenti
Analogamente, il contributo a fondo perduto di cui all’art. 1, dedicato alle imprese in generale, nel Decreto Sostegni Bis ha ricalcato lo schema utilizzato in precedenza, consentendo l’accesso a chi abbia subito almeno il 30% delle perdite e ponendo il limite di 10 milioni di fatturato. Questo Decreto ha rinnovato, di fatto, l’iniquità del ristoro che non si concentra, come invece dovrebbe, sulle imprese che hanno subito perdite straordinariamente ingenti, quali i tour operator e le agenzie di viaggio che hanno registrato cali del 90% del proprio fatturato.
Se analizziamo la situazione dei ristori previsti per il comparto dei tour operator e delle agenzie di viaggio, dall’inizio della pandemia ad oggi, dobbiamo purtroppo evidenziare dati sconfortanti, poiché solo la metà delle risorse stanziate sono arrivate nelle casse delle imprese. È davvero inconcepibile che ad oggi si sia ancora in attesa di queste risorse; le imprese sono stremate e questi gravissimi ritardi mettono in ginocchio molte aziende e famiglie.
Rifinanziare il Fondo
Le associazioni del turismo organizzato richiedono pertanto un rifinanziamento del Fondo di almeno 500 milioni di euro da destinare in via esclusiva alla parziale copertura delle perdite registrate dalle agenzie di viaggio e tour operator nel secondo semestre del 2020 e nei primi sei mesi del 2021.
È necessario ribadire che programmare l’estero non è una colpa. La catena di valore che genera questa programmazione include molte imprese e molti lavoratori: oltre a tour operator e agenzie di viaggio (che sono aziende italiane, che occupano personale italiano e pagano le tasse in Italia) sono coinvolti ad esempio gli aeroporti e i vettori aerei, ovvero imprese che sono state anch’esse letteralmente devastate dal fermo dovuto alla pandemia.
Gli operatori che programmano le mete di lungo raggio sono destinati quindi a rimanere fermi ancora per molto tempo e quelli che saranno in grado di iniziare a lavorare sull’estate potranno proporre un’offerta molto limitata: oltre all’Italia, sostanzialmente Nord Europa, Grecia, Spagna e poco altro. Per far decollare il turismo organizzato è necessario riaprire le frontiere anche dei Paesi extra Schengen, almeno attraverso corridoi turistici con destinazioni come Stati Uniti, Maldive, Egitto, Tunisia, Seychelles ed Emirati Arabi che hanno attuato un programma vaccinale molto intenso. Le frontiere aperte possono senz’altro favorire anche il nostro Paese, dato che il 51% delle presenze alberghiere in Italia viene garantito dai turisti stranieri. È indispensabile la bilateralità delle riaperture delle destinazioni sia per il turismo incoming sia per quello outgoing.
Le associazioni quindi chiedono quindi al Governo di adottare interventi su misura e di tenere in seria considerazione le specificità di questo comparto e del settore in generale. La devastante crisi che ha colpito il turismo più di qualsiasi altro settore non può essere risolta con misure inadeguate che rischiano di apparire come inutili palliativi.
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